
Il piccolo imprenditore e la gestione del tempo: una storia di malintesi e miracoli attesi
3 Marzo
Quante volte ho sentito un piccolo imprenditore lamentarsi di non avere tempo! ‘Non posso, sono troppo impegnato!’, dice con l’aria di chi sta salvando il mondo. In realtà, il tempo non gli manca affatto: semplicemente, lo usa male e si nasconde dietro questa scusa per giustificare scelte discutibili e una gestione raffazzonata della sua azienda. Ma il vero problema non è la mancanza di tempo: è l’incapacità di capirlo, di valorizzarlo e, soprattutto, di rispettarlo.
Il tempo è l’unica risorsa comunista a disposizione della umanità: è uguale per tutti! Sono le cose da fare nel tempo che determinano la selezione liberista.
Il piccolo imprenditore medio ha una relazione piuttosto fantasiosa con il concetto di tempo. Investe in formazione e, dopo una settimana, si aspetta che le galline diventino aquile. Apre un cantiere di riorganizzazione aziendale e pretende che la sua baracca si trasformi in un grattacielo nel giro di un mese. Il tutto senza il minimo sforzo di costruzione, di pazienza o di consolidamento.
No, lui vuole la magia, la formula segreta che trasformi la sua azienda dall’oggi al domani, senza passare per la fatica e l’attesa.
Ma quando i risultati non arrivano immediatamente, che fa? Si arrabbia. Con i dipendenti, con i consulenti, con il mercato, con il destino cinico e baro. Mai, ovviamente, con sé stesso. Perché ammettere di non aver capito nulla della differenza tra breve e lungo termine sarebbe troppo umiliante.
Curiosamente, mentre l’imprenditore non sa aspettare i frutti degli investimenti seri, ha invece una straordinaria tolleranza per i ritardi quando si tratta di pagamenti, scadenze o impegni presi. Lì il tempo diventa improvvisamente elastico, dilatabile all’infinito. I fornitori aspettano? Pazienza, troveranno un modo per sopravvivere. Il business plan prevedeva una certa roadmap? Ma chi se ne frega, tanto i piani servono solo per farsi belli con la banca.
Insomma, l’imprenditore medio si muove tra due estremi: vuole tutto e subito quando non è possibile ottenerlo, e poi improvvisamente diventa un filosofo zen quando si tratta di rispettare impegni concreti.
Dire di non avere tempo è diventato uno status symbol, una sorta di medaglia da ostentare. Il problema? Se sei sempre di corsa, se sei sempre in emergenza, significa solo una cosa: non sai organizzarti. Il tempo non è mai troppo poco, è solo mal gestito. Se un imprenditore passa la giornata a spegnere incendi invece di costruire strategie, non è un eroe: è semplicemente uno che ha appiccato il fuoco da solo.
Il tempo non è un nostro nemico. Siamo noi che lo maltrattiamo, lo ignoriamo, lo fraintendiamo. Pretendiamo trasformazioni lampo, ma la realtà è un’altra: le galline restano galline, le baracche restano baracche. E finché non impareremo a rispettare il tempo invece di combatterlo o prenderlo a calci, continueremo a inseguire miracoli che non arriveranno mai.