By: gestione
Tutta la verità sulle banche parla Vincenzo Imperatore
Un ex manager anarchico allineato
“Io so e ho le prove. Non sono la vittima di un sistema ma quel sistema ho contribuito a costruirlo e alimentarlo. Questo libro racconta la mia storia di manager bancario ai vertici delle direzioni operative di alcuni tra i più importanti istituti italiani. È un racconto tutto dall’interno, affinché non esistano più segreti, alibi o ipocrisie. Non pareggerà i conti, ma adesso posso finalmente dire di aver fatto qualcosa dalla parte del correntista”.
Così scrive il Dottore Vincenzo Imperatore nel suo libro, “Io so ed ho le prove“; un j’accuse contro il sistema bancario, i suoi giochi di potere, i suoi ricatti morali e psicologici, tutto a danno dei correntisti, siano essi piccoli imprenditori che semplici cittadini.
Un atto forte, questo di Imperatore, duro come un pugno nello stomaco, perché non omette nulla, non nasconde nulla e soprattutto, dice il vero, poiché viene scritto da chi quella vita da manager bancario l’ha vissuta veramente, ha goduto di rendite e privilegi, ma, ad un certo punto della propria vita, ha deciso di smettere, di uscire fuori dal sistema e di parlare, di raccontare, lui per primo, prove alla mano, quanto marcio c’è dietro, dentro il sistema bancario, ponendosi, finalmente, dall’altra parte della barricata, in difesa di chi è dall’altra parte dello sportello, e subisce scelte, inganni, ricatti senza potersi difendere.
“È stata una liberazione! – rivela Vincenzo Imperatore – Volevo liberarmi innanzitutto di un peso che negli anni era diventato pesantissimo; quello della responsabilità nei confronti in primis dei miei collaboratori che mi avevano seguito pedissequamente negli ‘anni delle vacche grasse’ e che, come spiego nel libro, dal 2008 in poi erano stati individuati dal top management (che si deresponsabilizzava completamente) come gli unici artefici di quello scempio. Come se a costruire quei prodotti spazzatura, a dettare le politiche commerciali aggressive, a fare le pressioni fossero state le ultime ruote del carro e non gli stessi manager che avevano riempito i loro portafogli di premi e benefits”.
“E dopo – prosegue – nei confronti dei clienti, talvolta anche amici, a cui avevo rifilato prodotti spazzatura. E poi probabilmente avevo il bisogno interiore di fare altro perché sostanzialmente non mi ero mai sentito omologato al ‘bancario’ stereotipato, ero sempre stato ‘diverso’ nello stile di vita, negli atteggiamenti, nella gestione degli uomini e perfino nella comunicazione. Ero un anarchico allineato“.
Lui, anarchico allineato, una laurea in economia e commercio, per vent’anni è stato uno squalo in giacca e cravatta. Quel posto in banca era il suo sogno giovanile, l’ambizione e le capacità lo hanno spinto ai vertici amministrativi.
Vincenzo Imperatore ha vissuto il momenti d’oro delle banche, quando benefit ed emolumenti erano veramente importanti, quando, se eri bravo, capace, senza scrupoli morali, potevi fare carriera velocemente. E sa che oggi, la situazione è di molto cambiata, e quel sogno di un posto in banca, per i giovani, appare più una utopia, una chimera, certamente, non più così vantaggiosa.
Infatti, “assolutamente non è più così! – rivela Imperatore – Oggi un brillante neolaureato, magari masterizzato e con un ottimo potenziale, entra in banca con un contratto di apprendistato e/o stagionale, che poi si trasforma in contratto a tempo determinato ed infine dopo circa 3 anni in un contratto a tempo indeterminato“.
Ad ogni modo – prosegue – con uno stipendio non superiore ai 1100 -1200 euro. Se tutto va bene e riesce a diventare dirigente (1 su 10), in base alla vigente contrattualistica, arriva ad uno stipendio base di 2.600 -2.700 euro. Sono scomparsi i benefit, i premi legati al sistema di incentivazione delle prestazioni che negli anni d’oro incidevano anche del 40% del reddito complessivo annuo. Oggi i bancari sono demotivati e pieni di paure“.
Demotivati e pieni di paure perché il sistema bancario è mutato; la crisi economica e finanziaria lo ha fatto esplodere in mille pezzi, le banche oramai possono fallire, i top manager furbescamente scaricano tutte le responsabilità sui manager, e questi, a cascata sui loro sottoposti. Non c’è più l’ombrello dell’impunità, e le responsabilità sono eccessive per correre rischi grossi.
Ma chi, come Vincenzo Imperatore, era già ben inserito nel meccanismo perverso bancario, uscirne deve essere sembrato un salto nel vuoto, e, poi, essere il primo che in Italia mette per iscritto tutte le nefandezze di un sistema malato, tutti gli atti amorali e, per certi versi, anche criminali, dovrebbe apparire una pura follia; ma tutto ciò non è stato il ragionamento di Imperatore: lui è “stato per anni il più allineato tra gli allineati, tra i migliori venditori nazionali di polizze e strumenti finanziari“, ed ora è un fuoriuscito, e libero da legacci, ha iniziato a parlare, a scrivere, a raccontare, per aiutare in primis le persone comuni a capire e a difendersi da questo sistema, e forse, anche per stimolare quel sistema stesso a correggersi veramente. Ma la sua fuoriuscita è stata dolorosa e difficile, come tutte quelle scelte che cambiano il proprio corso della vita.
“Mi è costato – ammette – soprattutto in termini di energie psicologiche ed emotive. Un salto nel buio forte solo dell’appoggio della mia famiglia e dei miei amici ‘veri’, quelli che non sono scappati (perché minacciati dalla banca) e oggi gioiscono con noi”.
“Perché – prosegue – una cosa è certa: oggi mi sento davvero come Davide contro Golia oppure, utilizzando una metafora e un argomento a me gradito, come il Leicester che batte il Man United 4-0 e vince al Premier. Io ho battuto ‘quella banca’ 4-1 dopo essere passato in svantaggio! E poi ho vinto il campionato della verità, della trasparenza, della lealtà nei confronti di tutto il sistema bancario. Una gioia incredibile che ha più che compensato le paure, i dispiaceri e le lacrime mie e della mia famiglia”.
E questa, per un uomo, dovrebbe essere la soddisfazione maggiore: quella di riscoprire una dimensione più umana della vita, quella di riscoprire i veri valori di un uomo, nonostante aver vissuto in una dimensione dove tutto era permesso, al di là di leggi e normative, e che gli garantiva, pure, una vita ricca di agi.
E trovare il caraggio, non solo di uscire da un sistema che ti coccola e ti dà vantaggi se sei ben allineato, ma di denunciarlo, portando prove credibili, è sintomo di un uomo vero, di un uomo che riscopre i veri valori umani, che dà una svolta significativa alla propria vita, assumendosi le responsabilità della scelta, il primo a farla in Italia.
“Io so e ho le prove della gigantesca truffa operata dalle banche” è la denuncia che grida, oggi, a gran voce, e con orgoglio, Vincenzo Imperatore.
“Io avevo (ed ho!) una psicopatia – confessa Imperatore – ho conservato tutto sin dal primo giorno di banca: circolari, ordini di servizio, fascicoli, comunicazioni interne e riservate, corrispondenza e anche telefonate ‘particolari’ che sono ovviamente in mano al mio editore che, in forza di una denuncia dettagliata e profonda, decise il titolo pasoliniano”.
“Prove – prosegue – di tutto il marciume vissuto e di cui il top management era pienamente consapevole. E non tutte le prove sono state ancora utilizzate”.
“Sai una cosa? – ammette con un pizzico di orgoglio Vincenzo Imperatore – Anche ‘loro’ sanno che quelle prove sono concrete e vere perché dopo aver detto tutto, scoperchiato il pentolone, fatto nomi e cognomi, non ho mai ricevuto neppure una querela per diffamazione!”.
E dopo le sue denuncie, finalmente, anche altri hanno iniziato a parlare, anche l’opinione pubblica ha iniziato a conoscere un sistema che ha fatto e continua a fare male, e a trovare gli strumenti giusti per difendersi. Perché, forse, vedere fallire banche importanti come Lehmann Brothers, vedere manager in giacca e cravatta raccattare le proprie cose ed abbandonare il proprio posto di lavoro ben remunerato, può dare una certa soddisfazione a noi comuni mortali, sempre vessati dai loro giochi speculativi; il problema è che in Italia i fallimenti pilotati di Monte dei Paschi di Siena, di Banca Etruria, solo per citare alcuni casi clamorosi, li stanno pagando purtroppo i correntisti e non certamente i manager irresponsabili.
“Qualcosa è cambiato – ammette Imperatore – ed è merito non solo mio ma anche dei media (pochi) che hanno iniziato ad attenzionare il problema. Perché, lo ripeto spesso, le banche temono solo il rischio reputazionale, lo ‘sputtanamento’, e quindi oggi, dopo che l’opinione pubblica è un po più consapevole, le banche e i bancari si guardano bene dal fare ‘passi falsi’”.
“Ma, appunto – prosegue – ‘solo qualcosa’ è cambiato perché laddove si abbassa la guardia esce fuori il subdolo senso di onnipotenza del bancario (inteso come management) che riprende la sua condotta non etica. Certo che finora gli unici a pagare sono stati i correntisti e ciò che è successo ai risparmiatori e alle piccole imprese nel nostro paese rappresenta solo la punta di un iceberg di default sociale che coinvolgerà a breve anche il mondo dei bancari che si ritroveranno senza lavoro”.
E se “la principale attività di una banca dovrebbe essere la raccolta del risparmio e l’erogazione del credito“, una mission che da troppo tempo è stata abbandonata dagli istituti di credito, possiamo immaginare un mondo senza avere la necessità di avere un conto corrente, senza avere la necessità di rivolgersi ad uno sportello bancario?
“Non scherziamo – afferma Imperatore – non si può fare a meno di aver a che fare con le banche. È vero che ci sono degli strumenti di finanza alternativa di cui parlo nel mio IO VI ACCUSO ma una banca è indispensabile”.
“La banca – prosegue – come soggetto attivo dell’economia, è determinante per lo sviluppo di un paese e tra 5 anni ci ritroveremo con un sistema ripulito e con i soli players degni di poter stare sul mercato. Chi è stato inefficiente, chi ha rubato, chi ha truffato sarà spazzato via dalla concorrenza sana (esiste!) e dai nuovi players che entreranno nel mercato come Amazon, Apple, Facebook, Google, Yahoo, che sicuramente non difettano di grandi capitali e di coraggio e che si apprestano ad entrare nel mondo finanziario per stravolgerlo”.
E se, per noi comuni mortali, non resta che attendere che il nostro sogno di un sistema creditizio più etico, un giorno si possa realizzare, e nel frattempo convivere e combattere contro quello esistente, per Vincenzo Impertore, il suo sogno di libertà di coscienza, di pulizia morale è stato già raggiunto, ma non è l’unico che serba nel cuore: “un sogno già l’ho realizzato ed è sintetizzato nella lettera che mi hanno scritto i miei figli il giorno in cui è uscito ‘IO SO E HO LE PROVE’ dicendomi di essere orgogliosi di avere un genitore che ha dimostrato di avere coraggio per denunciare una lobby e forza per ripartire”.
“L’altro sogno nel cassetto – confessa Vincenzo Imperatore – inizia a realizzarsi ma non posso anticipartelo…basta aspettare un po’!”.
E noi attenderemo impazienti di veder realizzato questo nuovo progetto di Vincenzo Imperatore, perché gli dobbiamo riconoscenza per aver squarciato il velo di omertà che ha sempre avvolto il mondo bancario e finanziario, ammettendo tutte le colpe e affermando la verità, dura, forte, indicibile, ma franca, sincera e soprattutto, vera, perché sostenuta da prove certe, prodotte da un anarchico allineato nel sistema bancario. Perché, come disse George Orwell, solo “nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”.