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Le best practice si “fanno” e si raccontano
Articolo di Vincenzo Imperatore su “Il Roma”
Perché, dopo le disastrose notizie degli ultimi giorni relative alle carenze degli organi di vigilanza, nessuno ha pensato di fare informazione in merito ad un caso di finanza etica? E dire che quello delle best practice, di come realizzarle e diffonderle, è un concetto di cui nel sistema bancario, ci si riempie solo la bocca. Di proposte concrete poi ne arrivano poche.
Una di queste, gia’ relativa a quattro anni fa ed ancora in piedi, mi ritorna in mente quando, leggendo i giornali scopro che dal 16 ottobre al 14 novembre presso la Fabbrica del Vapore di Milano si terrà la mostra interattiva “Fate il nostro gioco”. Durante il percorso i partecipanti, accompagnati da un divulgatore scientifico, acquisiranno familiarità con le leggi matematiche del caso e della probabilità e cercheranno di dare una risposta scientifica alle domande “Conviene giocare d’azzardo? E se, come dicono tutti, non conviene allora perché giochiamo?”
“Fate il nostro gioco” nasce dall’idea di usare la matematica come strumento di prevenzione dal rischio degli eccessi da gioco. L’obiettivo è quello di svelare le regole, i piccoli segreti e le grandi verità che stanno dietro all’immenso fenomeno del gioco d’azzardo in Italia.
La cosa pero’ che mi meraviglia positivamente e’ il fatto che l’iniziativa e’ sostenuta grazie al contributo di BPER Banca, Gruppo Unipol, Coop Lombardia, Etica Sgr, Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio e Cooperativa Pandora, e il Patrocino del Comune di Milano. In particolare mi piace sottolineare come il gruppo BPER già da qualche anno abbia scelto di dare un “segnale educativo” alla lotta contro la ludopatia inibendo le 480mila carte di credito del gruppo dalle operazioni di pagamento presso esercizi o siti Internet classificati nella categoria commerciale “gambling” (gioco d’azzardo), con l’eccezione di alcune decine di carte di credito black, riservate a clienti facoltosi. Non solo: oltre ad aver inibito le carte di credito, Bper ha scelto di non proporre mai allo sportello i “gratta e vinci”, come invece accade negli uffici postali. Una iniziativa lodevole perche’ queste decisioni pesano sul conto economico della banca. E non solo in termini di maggiori costi relativi alla sponsorizzazione dell’evento cui tralaltro hanno partecipato anche altre istituzioni creditizie. Qui si parla soprattutto di minori sostanziali ricavi. E non mi si venga a dire che BPER puo’ permettersi questo tipo di iniziativa perche’ e’ una banca solida. Innanzitutto essere una banca patrimonialmente solida e sicura e’ un capitale di fiducia che hanno in pochi. E il capitale di fiducia, in una logica di profitto, si conquista senza essere avidi.Questa e’ la strada. Per migliorare. Per cambiare registro. Per consentire lo sviluppo di una cultura della domanda di servizi finanziari che non sia «alterata» già in partenza. I mercati sono diventati altamente competitivi e i clienti imprevedibili, irrazionali, illogici ed estremamente esigenti. Siamo arrivati al punto che, considerato l’elevato numero di concorrenti all’interno del settore bancario, non c’è mai (o quasi mai) una seconda occasione per dare una buona impressione al cliente. Oggi parlare di etica nel settore finanziario ha molto più a che fare con parole come «modo di pensare», «dialogo», «integrità», che non con l’aggettivo (etico) inserito nelle ragioni sociali o nelle mission delle banche. Quando ci renderemo conto, invece, che il grado di civiltà di un paese si misura anche dalla trasparenza e onestà del suo sistema bancario? Per consentire lo sviluppo di una cultura della domanda di servizi finanziari che «non sia forzata, violentata». Per permettere ai consulenti bancari di vendere ciò che i clienti desiderano effettivamente e non ciò che loro vogliono vendere e che, surrettiziamente, fanno credere essere addirittura «fortemente richiesto» nelle indagini di customer satisfaction. Ma sappiamo bene che in banca i prodotti non si comprano mai. Si vendono solo. Ancora oggi.