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Bankitalia non rispetta le linee guida della Bce sulle ispezioni
Via Nazionale permette ai suoi “sceriffi” di presentarsi nelle piccole banche all’improvviso, senza comunicare tempi e materia dei controlli. Peccato che per l’Eurotower non è questo il modo di agire.
Articolo di Vincenzo Imperatore su Lettera43
La Commissione bicamerale di inchiesta sulle banche non è stata una perdita di tempo come affermano in molti. È vero che si avvia alla sua fase conclusiva e, probabilmente, il risultato finale sarà un documento formale (scritto in politichese, lingua ancora piu incomprensibile del banchese) evanescente e inefficace ma, indipendentemente da questo, le si deve assolutamente ascrivere il merito di aver, forse anche inconsapevolmente, scoperchiato “ufficialmente” il pentolone rivelando l’inefficienza degli organi di controllo. Come diceva Sant’Agostino nel De civitate Dei (XXII,1) «Dio ha giudicato esservi più potenza e perfezione nel trarre il bene dal male che nell’impedire al male di essere». E, paradossalmente, sebbene la commissione sia partita in ritardo rispetto a quanto è accaduto nel sistema bancario, il fatto che termini i suoi lavori in concomitanza con la campagna elettorale può risultare determinante per consentire alle forze politiche di “utilizzare” il fenomeno banche come uno degli argomenti principali per captare voti. E quindi ci saranno proposte. Più o meno sane, più o meno coerenti, ma ci saranno.
L’IDEA (CONDIVISIBILE) DI PARAGONE. Si inizia a parlare ad esempio (Gianluigi Paragone, M5s) di una commissione permanente di inchiesta (sarebbe meglio dire di vigilanza) affinché si controllino costantemente i controllori (Bankitalia e Consob in primis). Una proposta che mi vede pienamente d’accordo perché uno dei nodi principali su cui si basa lo sviluppo dell’etica (o anche solo dell’onestà) nel sistema bancario riguarda l’esercizio del potere di controllo. C’è modo e modo di esercitare il potere della vigilanza: c’è chi sceglie di controllare avendo come “principio ispirativo” fondamentale “il bene del sistema” facendo emergere le situazioni patologiche e chi privilegia in maniera quasi ossessiva una forma di controllo solo per accrescere il proprio potere di “sceriffo”.
LA GUIDA DELLA BCE. Me ne sono accorto analizzando in profondità la Guida alle ispezioni in loco e alle indagini della Banca Centrale Europea, il manuale ad uso e consumo degli ispettori delle banche sistemiche (le big del credito) che, con trasparenza e professionalità, devono avvisare preventivamente (almeno 5 giorni prima) l’istituto in cui verrà svolta l’ispezione comunicando nel contempo l’oggetto della visita (ambito di indagine) e del tempo ritenuto necessario per effettuarla. Nessun banchiere, neanche il piu scaltro, infatti può “aggiustare” in cinque giorni malversazioni, abusi e libri contabili anche perché, già prima di iniziarla (fase di preparazione alla visita ispettiva), il bravo ispettore, come da manuale, ha già raccolto i principali elementi di valutazione sull’area da esplorare ed ha individuato le irregolarità consistementente significative.
Ma il manuale della Bce doveva (capirete tra poco il motivo dell’utilizzo del tempo imperfetto) servire anche come guida alle banche centrali (Bankitalia, Bundesbank, eccetera) per l’espletamento delle funzioni di controllo sui circa 700 istituti less significant, di dimensioni ridotte in termini di sportelli ma – in molti casi – non di sofferenze e di crediti anomali che sono decollati negli ultimi anni. In altri termini, la normativa Bce dovrebbe (anche qui il tempo condizionale ha un motivo che scoprirete tra poco) costituire, in tale materia, un orientamento per le banche centrali. Ma se analizziamo la Guida per l’attività di vigilanza della nostra Banca d’Italia ci accorgiamo che – ops! – la normativa europea è disattesa: sono scomparsi il preavviso, l’ambito di indagine e la previsione di durata della verifica. Ai lettori potranno forse sorgere dubbi amletici sull’effettiva modalità e “spontaneità” dei controlli operati da Via Nazionale. Nessuna perplessità: Bankitalia si è tenuta le mani libere per poter permettere ai suoi “sceriffi” di presentarsi nelle piccole banche all’improvviso, senza comunicare quanto tempo rimane e cosa devono ispezionare.
LA TRASPARENZA DÀ FASTIDIO. Se tale tipo di approccio potrebbe essere giustificato con la efficienza dei controlli, la cronaca ha poi dimostrato che comunque gli ispettori nostrani non vedono nulla. Perché l’attività di sorveglianza diventa efficiente solo quando è trasparente, invasiva e collegata alla severità delle punizioni. Tutto ciò conferma quanto sosteniamo da tempo: a Bankitalia dà fastidio ciò che va nella direzione della disclosure perché la conservazione di un potere discrezionale determina la standardizzazione dei comportamenti verso quelli meno virtuosi, l’omologazione della gestione dell’azienda di credito su criteri meno efficienti. Altrimenti nessuna banca comprerebbe piu titoli di Stato e si fermerebbe la relazione incestuosa fra Stato e istituti di credito: la banca compra i titoli di Stato, e in cambio lo Stato, per il tramite di Banca d’Italia, Consob e commissioni parlamentari, non rompe le scatole sugli affari meno nobili degli istituti. Il controllo degli sceriffi crea il silenzio, l’omertà del banchiere “diverso” che, come gli indiani nativi, è perdente per statuto. Gli sceriffi decidono cosa fare nel bene e (soprattutto) nel male di colui che hanno fra le mani. E io continuo a stare dalla parte dei pochi indiani.