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Home » News » Bail in: lo Stato tutela se stesso, ma non i terremotati
07/09/2021

By: gestione

Bail in: lo Stato tutela se stesso, ma non i terremotati

Emendamento Pd: i depositi ”pubblici” sopra i 100 mila euro non pagano il fallimento delle banche. Ma le associazioni filantropiche e benefiche che raccolgono fondi per il sisma sì. Un’amnesia?

Articolo a firma di Vincenzo Imperatore tratto da “Lettera43”

Dalle mie parti si dice che «chi divide la torta si prende il pezzo migliore» (traduzione dal napoletano chi spart’ piglia ‘a meglia parte).Mai detto popolare può essere più coerente con quanto di ‘strano’ sta avvenendo in questi giorni intorno al decreto legislativo 180/2015 che introduce in Italia il principio del bail in voluto dall’Unione europea.Facciamo un passo indietro per ricordare che la norma stabilita da Bruxelles prevede che, in caso di fallimento (non giuridico) della banca, il deficit di patrimonio rispetto a quello necessario affinché l’istituto possa continuare a operare (la cosiddetta soglia minima di patrimonio) viene “trovato” non all’esterno (bail out), ma presso gli stessi finanziatori, che vedono i loro crediti convertiti in capitale, fino al livello necessario a ristabilire la soglia minima.Per effetto della conversione, i “vecchi” soci sono diluiti o esclusi dalla società.Contemporaneamente, la banca viene ristrutturata dal punto di vista operativo ed è capace di reperire liquidità grazie all’avvenuto rafforzamento patrimoniale.I PRIMI COINVOLTI: GLI AZIONISTI. Scendendo nel dettaglio: se una banca rischia il default, i primi a dover sborsare il proprio denaro saranno gli azionisti, seguiti dagli obbligazionisti meno assicurati (le obbligazioni subordinate verranno coinvolte nel pagamento) e dai depositi bancari superiori ai 100 mila euro.La direttiva, dunque, garantisce solo i depositi inferiori a quella soglia.Non devono invece partecipare al bail in i possessori di obbligazioni garantite (le ordinarie sono escluse), pensioni e salari dei dipendenti.In pratica, in caso di fallimento di una banca sono in prima battuta i clienti della stessa a pagare per salvarla.Lo Stato entra in gioco solo in un ”secondo momento”.Ebbene lo Stato, che ha la facoltà di decidere l’esclusione dal bail in di altre categorie di risparmiatori, ha stabilito che quel ”secondo momento” non debba mai arrivare!UN EMENDAMENTO SALVA LO STATO. Infatti è stato proposto dal Partito democratico, e avallato dalla maggioranza in commissione Finanze, l’emendamento alla Legge di Bilancio che praticamente, modificando l’articolo 49 (quello che esclude alcune tipologie di depositi dalla applicazione del bail in) del decreto legislativo 180/2015, lascia fuori i depositi bancari riconducibili a Stato, Regioni ed enti locali dall’applicazione del bail in.Cioè praticamente se lo Stato (o altri enti locali) ha un conto corrente con disponibilità superiore ai 100 mila euro, in caso di default della banca presso cui hanno il rapporto non perde neppure un euro!E I SOLDI DEI DONATORI RISCHIANO. Però a rileggere con attenzione l’articolo 49, sebbene non governi bene la lingua politichese e giuridichese (più difficile del coreano), mi sembra di capire che al legislatore sia sfuggito di garantire l’esclusione dal bail di quei conti correnti con disponibilità superiore a 100 mila euro intestati alle associazioni filantropiche e benefiche.Quindi il conto corrente aperto per la raccolta dei fondi destinati ad aiutare le popolazioni colpite dal terremoto con un saldo superiore alla soglia dei 100 mila euro (e fortunatamente questa soglia è quasi sempre ampiamente superata) rischia, se la banca va in default, di bruciare i soldi dei donatori che eccedono quel limite?Sarà stata una semplice disattenzione del legislatore, perché non si spiega altrimenti come lo Stato che ha voluto quelle norme si tuteli senza però pensare ai terremotati.Capita: noi talvolta facciamo il nostro lavoro anche per curare attacchi di amnesia temporanea.

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