D) Fondi strutturali 2014-2012 della Commissione Europea sul previsto è stato speso meno del 3%. La solita colpa che l'Italia scarica sulla politica meridionale e quindi sull'arretratezza sociale o colpa di un sistema che non informa, non scrive le regole seguendo la vocazione del territorio, ma impone regole uniformi per realtà (Nord/Sud) così diverse?
La questione dei fondi strutturali europei è lo specchio dell’arresto dell’ascensore professionale nel nostro paese. In primo luogo quindi pesano le deficienze della tecnocrazia: a Bruxelles spesso inviamo personale scelto non per competenze specifiche, ma per stretta osservanza politica. Il risultato è che, mentre i paesi iberici mettono a punto bandi tagliati sulle esigenze dei singoli paesi, da noi questo non succede. Tale carenza di professionalità adeguate pesa anche in patria laddove per accedere ai fondi europei occorrono nelle Regioni professionisti preparati sul fronte del diritto comunitario e poliglotti, mentre spesso queste funzioni vengono affidate a fedelissimi del governante di turno.. Infine, dato non trascurabile, nessun paese ha tante società di consulenza sui fondi europei come l'Italia. Significa che, una volta ottenuto il finanziamento, questo spesso si disperde in mille rivoli, per cui all'obiettivo finale arrivano pochi spiccioli. E spesso con tempi lunghi a causa delle lentezze burocratiche.
D) Sull’obiettivo teorico della Comunità Europea di spendere al Sud il 45% della spesa in conto capitale, chiamiamoli investimenti pubblici ( e non delle risorse totali ) al Sud, lo Stato Italiano assesta la sua spesa storica all’incirca sul 34%, la solita e perdurante Questione Meridionale voluta dai poteri bancari?
Alle ragioni gia’ chiarite nella precedente domanda aggiungerei solo la difficoltà di districarsi tra proposte fraudolente e corruzione. Le banche in questo caso c'entrano poco.
D) Il PIL al Sud, pro-capite è di 17mila euro, al Nord 33mila quasi il doppio, con due realtà così omogenee al loro interno ma così diverse fra loro, che senso ha lo Stato Unitario ?
Ti rispondo con un dato oggettivo: la differenza tra nord e sud si e’ determinata dopo l’unificazione del paese. Infatti al momento dell’unificazione avvenuta nel 1861, e per tutto il primo decennio successivo, l’Italia non aveva squilibri economici sul suo territorio. Successivamente, all’inizio del secolo, la Banca d’Italia intervenne in aiuto dell’industria piemontese e della Fiat in piena crisi utilizzando il Banco di Napoli, la banca che all’epoca era dotata di maggiore liquidità, proprio grazie alle rimesse degli emigranti.
La fotografia di oggi ci dice che buona parte dell’Italia ha un problema in termini di mancanza di infrastrutture digitali, ma in questo il Sud è particolarmente arretrato. E lo stesso vale per i processi civili e la burocrazia, che sono di solito molto più lenti al Sud. La corruzione è diffusa al Nord, ma è molto più presente al Sud, anche se per somme di denaro più basse. E proprio questa caratteristica la rende ancora più difficile da sconfiggere. Le esportazioni annuali dell’Italia ammontano a 400 miliardi di euro, ma questa quota interessa solo per il 10 per cento il Sud. Infine ottenere credito al Sud è inoltre più difficile e di conseguenza ci sono meno investimenti, con ricadute negative sulle economie locali. Come ho detto prima a nulla vale oggi la propaganda populista della lega nord che rivendica 40 anni di assistenzialismo a favore del sud ( dal dopoguerra a tangentopoli) con i soldi del nord perché, siccome e’ verità, in un immaginario processo allo stato italiano, questo sarebbe assolto per “legittima compensazione”.
Il problema dello stato unitario non ha senso quando le politiche di sviluppo e di crescita non si concentrano sulle aree maggiormente bisognose. Ma al sud non c'è ancora una cultura di massa orientata alla efficienza e alla crescita. Come ho detto prima, non c'è una particolare predisposizione al rischio imprenditoriale di contenuto sociale.
D) Il Ministro per la Coesione Territoriale e per il Mezzogiorno parla di “distribuzione della spesa ordinaria in conto capitale in misura proporzionale” per il “Sud, cosa vuol dire? Cosa cambierà?Innanzitutto ben venga che l’Italia torni ad avere un Ministero per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno. Ma il ritorno del ministero è però solo un pezzo del discorso. Nella legge di bilancio 2018 è stata decisa la decontribuzione per le assunzioni nelle regioni del Meridione. C’è stata la stipula di Patti per il Sud, per otto regioni e sette città metropolitane più Taranto. È avvenuto il passaggio della Banca del Mezzogiorno (creazione di Giulio Tremonti) da Poste Italiane a Invitalia, che promette di dirottare le risorse verso investimenti più produttivi. È in corso una negoziazione con la Commissione Europea per la creazione di “zone economiche speciali” su cui concentrare gli incentivi fiscali. Il Decreto Sud, approvato a febbraio, ha poi messo altri tasselli. C’è stata l’estensione del credito di imposta per le imprese che investono in macchinari. Sono aumentate sia le aliquote di esenzione sia i tetti di spesa detraibili per le piccole e per le medie imprese. E, soprattutto, il Decreto Sud ha compiuto un passo poco pubblicizzato ma significativo: a partire dall’anno prossimo la spesa ordinaria in conto capitale dovrebbe cambiare distribuzione, a vantaggio del Meridione: sarà infatti distribuita per legge in misura proporzionale alla popolazione. Il Mezzogiorno, che negli ultimi anni l’ha vista decrescere, dovrebbe vedere un aumento che si può stimare in circa 6 miliardi all’anno. Troppa grazia!
La storia delle agevolazioni al Sud degli ultimi anni ci lascia alcune lezioni: la prima è che troppi strumenti fanno male, perché creano molta confusione. La seconda è che la frammentarietà delle agevolazioni non porta sviluppo: dare 100 euro a 100 persone non porta gli stessi benefici che comporterebbe dare 50 euro a testa a due aziende che poi crescono. La terza e’ che il sud ha bisogno di investimenti strutturali in grandi progetti.
D) Paolo Savona, dichiara che con il federalismo fiscale il Sud “regala” 73 miliardi l’anno al Nord in cambio di prodotti che potrebbe produrre in loco. I Meridionalisti da anni sostengono questa tesi, soprattutto nell’agro-alimentare. Lei conviene con Savona che sarebbe una strada vincente seppure in contrasto con il piano strategico del mono-culturalismo nazionale dettato dal F.M.I.?
Convengo ma la soluzione, come prima ripetuto, risiede nelle nostre capacità imprenditoriali e manageriali. Nella mia attività di consulente aziendale incontro 9 aziende su 10 che sono gestite ancora con criteri di 30 anni fa. E nulla si investe sul ricambio generazionale
D) In definitiva Lei pensa che lo Stato sia stato equo e giusto con il Mezzogiorno d’Italia, così come millantano governi ed economisti di regime?
Credo di aver gia’ risposto in precedenza. Ribadisco che la storia economica del nostro paese non deve diventare oggetto di discorsi qualunquistici e propagandistici. Se proprio volessimo sintetizzare la storia economica del mezzogiorno in poche battute potremmo dire che “siamo stai dapprima derubati ed impoveriti, poi assistiti in misura sproporzionata ed ora abbandonati”. Ora quindi e’ venuto il momento di recuperare il nostro orgoglio, la nostra dignità, e di farlo in pace nel contesto europeo, cosi come avvenuto in Slovacchia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Lituania
D) Una “ricetta ” da un esperto affinché possano migliorare le condizioni socio-economiche della nostra Terra?
Ripeto spesso che basterebbe recuperare il concetto di onesta’. Sento spesso parlare di etica ma questo e’ un parolone. Facciamo un passo alla volta. Recuperiamo dapprima l’onesta’. Vediamo quanto sta succedendo ad esempio nel mondo della finanza.
Etica in banca deve essere soprattutto una somma di comportamenti, delle persone coinvolte nell’organizzazione, condivisi, che tengano conto anche di altri fattori, come per esempio la tutela dell’ambiente con i relativi risvolti sia economici sia bioetici. La definizione di “atteggiamento etico” di un bancario non deve essere legato a concetti quali "buono" o "cattivo", ma piuttosto a considerazioni sul dialogo sociale e sull’idea di comunità. Non sarebbe più facile parlare e pretendere una banca semplicemente onesta? Fare banca onesta cosa vuol dire? Significa non avere la consapevolezza di fare danni ai propri clienti. Significa prendere decisioni commerciali (che possono anche risultare sbagliate) senza avere la coscienza sporca di chi già sa che sta rifilando un bidone al cliente. Nelle grandi banche in cui ho lavorato noi eravamo consapevoli di vendere prodotti-spazzatura. Chi vende derivati od obbligazioni subordinate è conscio di seminare robaccia. Un passo alla volta ma partendo dal recupero dei valori meno difficili da applicare
Patrizia Stabile
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