Ma mi chiedo: come mai così tanta generosa "accoglienza" delle banche nei confronti dello Stato? Il mio dubbio è che, lungi dall’essere paladine di una causa sociale o morale, le banche siano state finora più prosaicamente interessate, per convenienza e per opportunismo, a tenere una poltrona riservata nel salotto buono delle lobby. Patti chiari, amicizia lunga: la banca compra i titoli di Stato e in cambio lo Stato, cioè anche Bce, Banca d’Italia, Consob e commissioni parlamentari, non rompe le scatole sugli affari meno nobili, chiamiamoli così, dell’istituto. Ma il mandato di Draghi sta per scadere e il governatore della Bce si guarderà bene dal fare mosse sospettabili di essere favori al suo Paese d’origine, soprattutto nel momento in cui finirebbero per sostenere un governo così apertamente ostile alle regole Ue. A ciò si aggiunga la limitata forza, anche perché scarsamente sostenuto da un governo tralaltro poco attraente a Bruxelles, della moral suasion del ministro Giovanni Tria che potrebbe addirittura dimettersi. E soprattutto la bomba Paolo Savona, ancora inesplosa, con la sua manovra da 50 miliardi che, in caso di deflagrazione, sancirà il definitivo distacco del Paese dalla Commissione Ue. E lo spread salirà. Mettetevi liquidi e buone vacanze.
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