L’ultimo passo del processo di investimento analizzato su queste colonne nelle ultime settimane è di sicuro quello più difficile da rispettare per un investitore inesperto: controllare e controllarsi.
È semplice da spiegare ma complicato da seguire, perché a determinare le scelte, ormai lo sapete, non è la ragione ma l’istinto, la paura, l’euforia.
Sapete anche che i comportamenti irrazionali talvolta rischiano di compromettere non solo i risparmi degli investitori, ma anche i loro obiettivi di vita. Per evitare di cadere nei soliti errori, proviamo a ragionare su alcuni comportamenti da adottare per migliorare la gestione del portafoglio e dare vita a un’efficace politica di controllo (o monitoraggio).
In particolare, dovreste osservare tre semplici regole:
1. Garantire un «constant mix» o peso costante.
2. Approfittare del mix in caduta.
3. Inserire il pilota automatico.
Questa settimana ci concentreremo sul «constant mix», una regola semplice ma utilissima e molto efficace per monitorare un investimento nel lungo periodo In pratica, a intervalli di tempo definiti (almeno di dodici mesi) si può intervenire sul portafoglio per mantenere costante il peso dei differenti asset all’interno del portafoglio.
Il constant mix presenta due vantaggi:
1. Mantiene inalterati i livelli di rischio.
2. Consente di avere un approccio razionale: applicato con costanza, infatti, permette di alleggerire (vendere) asset rischiosi dopo fasi di elevata crescita e di investire (acquistare) negli stessi quando scendono pesantemente. Cosa non da poco, se consideriamo che tutte le ricerche dimostrano come l’emotività degli investitori li porti a scappare quando i mercati scendono, e a investire solo dopo avere osservato con lo specchietto retrovisore che da alcuni anni quell’asset è cresciuto.
Per esempio, se investite il 50% dei vostri risparmi in azioni e l’altro 50% in obbligazioni, nel tempo questi due asset avranno un rendimento diverso (data la loro differente natura) che potrebbe portare a sbilanciare il portafoglio verso rischi che non volevate assumervi.
Ad esempio, l’azionario passa da 50% a 90%, con un’incidenza sul nuovo portafoglio complessivo del 60% (90/150%) e non più del 50%. In tal caso è opportuno riequilibrare il portafoglio nel rispetto dei rischi che ci si era ripromessi di assumere, trasferendo il 15% dalle azioni (che diventano 75%) alle obbligazioni (che si riducono a 75%), in modo da riavere la composizione originaria 50%-50%.
La stessa regola vale anche in caso di performance negativa. Altro esempio, un calo importante dell’azionario (da 50% a 30%) e un aumento dell’obbligazionario (da 50% a 56%) alterano pesantemente la struttura di portafoglio: l’azionario in questo caso peserà solo per il 34% (30/86%) e non come da intenzione iniziale per il 50%. In questa ipotesi è bene aumentare la quota azionaria da 30% a 43% attingendo dall’asset obbligazionario, che scenderà da 56% a 43%, in modo da ritornare alla composizione originaria 50%-50%.
Ma il controllo non finisce qui. Alla prossima
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