Le rivelazioni shock dell’ex dipendente bancario
“Il crack Deiulemar non è stato un fulmine a ciel sereno” rivela l’ex bancario, che poi parla dell’estensione di un fido a favore della compagnia poco prima del crack, a testimonianza di un’analisi creditizia fatta in maniera sommaria e basata soltanto sulle disponibilità personali dei soci. “Già nel settembre 2011 avevo iniziato a scrivere e a lanciare segnali di allarme, perché ero preoccupato. Sta di fatto che i miei superiori hanno cominciato a scavalcarmi o evitarmi ogni qual volta si dovevano prendere decisioni di peso che favorivano le manovre rischiose dei soci Deiulemar” racconta la fonte. Cosa ben più grave i vertici della banca in cui lavorava lo hanno minacciato una volta venuti a galla i guai della Deiulemar: “Devi dire che è colpa tua, che sei stato tu a non fare le segnalazioni di operazioni sospette all’antiriciclaggio”. Morale della favola: la persona che ha reso la testimonianza è stata licenziata. Poi il racconto di un incontro tra uno degli armatori (nel libro signor L.) e i vertici della banca per firmare un accordo che concedeva all’istituto la delega di amministrare e investire il patrimonio dell’armatore. Si parla di un atteggiamento altezzoso e spocchioso del signor L. che ad un centro punto, rivolto al testimone esclama: “Guagliò, vamme a piglà ‘na penna“. Frase che ha fatto scattare l’ex dipendente che ha prima urlato all’armatore di uscire dalla stanza, per poi andarsene lasciando ai dirigenti il compito di concludere l’operazione. Alla fine si dimostra così la sudditanza del sistema bancario nei confronti di coloro che hanno messo in ginocchio un’intera città.
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