L’Agenzia delle Entrate sbugiarda le banche che continuano ad affermare, tramite i rappresentanti delle sue associazioni, che l’erogazione dei finanziamenti alle famiglie è ritornato sui livelli ante crisi. Nel Rapporto Mutui Ipotecari 2018, una nuova produzione statistica dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’ente, ha comunicato che sono circa 917 mila gli immobili ipotecati a garanzia di nuovi mutui nel 2017, a cui sono associati poco meno di 93,5 miliardi di capitale. Comparando questi numeri con quelli degli ultimi 15 anni emerge con molta chiarezza che i capitali finanziati con mutui ipotecari raggiungono, dopo una sostenuta crescita, il massimo valore nel 2007 superando i 200 miliardi di euro. Una cifra molto lontana dagli attuali livelli.
Ma l’analisi del report conduce anche ad altre riflessioni. Innanzitutto sembra che le banche, attraverso i mutui ipotecari, stiano pensando a sistemare i loro bilanci zeppi di Npl (crediti deteriorati) non ancora conclamati. Da anni vado ripetendo che i bilanci delle banche non sono “veritieri” perché contengono poste di crediti (prestiti effettuati) che, se di fatto sono già incagliati o addirittura delle “sofferenze”, nella forma sono ancora classificati come prestiti in bonis o presunti tali sui quali, come sappiamo, gli accantonamenti da fare sono nettamente inferiori a quelli previsti per i “deteriorati”. Ne abbiamo una conferma dai dati che emergono dal report della Agenzia delle Entrate. Gli atti che contengono almeno una residenza rappresentano più dell’80% del totale delle iscrizioni ipotecarie ma solo 32 miliardi (di quei 93,5 complessivi), quindi circa il 30%, rappresentano capitale erogato per l’acquisto dell’abitazione che garantisce il mutuo. Oltre il 60% dei mutui è stato quindi erogato per produrre liquidità. Una formula molto utilizzata dalle banche in questi ultimi anni per consolidare debiti incagliati o già conclamati come “sofferenze”.
Chi di voi abita a Milano, Torino, Roma o Napoli mi sa dire cosa riesce ad acquistare con 200 mila euro? Nella mia città (Napoli), nelle zone ad alta densità di popolazione con redditi medio alti (gli unici che ottengono, in fase di stretta creditizia, più facilmente un mutuo), forse riesci a comprare un box auto. Qualche dubbio sorge. Non è che le compravendite di appartamenti sono ancora realizzate, anche con la silente complicità dei notai, con quello che veniva definito, in gergo banchese, il «sovrapprezzo fuori atto»? Una locuzione gentile utilizzata in banca per dire che una parte, molto consistente, dell’atto veniva regolata dell’acquirente “fuori atto”, con soldi frutto di evasione fiscale. Che, come già affermato su queste colonne, sta nelle banche (anche) italiane ma non si vede.
A cura di Vincenzo Imperatore
Iscriviti alla nostra newsletter per tutte le ultime info e news aggiornate....