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Perché il Partenope di De Magistris non è una follia
La proposta di introdurre una moneta complementare lanciata dal sindaco di Napoli è stata derisa. Ma solo perché pochi hanno capito in cosa consiste veramente.
Articolo a cura di Vincenzo Imperatore
Può una amministrazione pubblica introdurre una moneta alternativa nella sua comunità ? È la domanda che ha suscitato tante discussioni (anche sui social) a seguito della dichiarazione del sindaco di Napoli Luigi De Magistris di introdurre una moneta complementare, il Partenope, per agevolare gli scambi di beni e servizi prevalentemente all’interno della comunità partenopea (leggi anche il precedente del Napo). Abbiamo avuto innanzitutto una conferma: siamo il Paese con il più alto tasso di ignoranza finanziaria del Vecchio Continente. E non è solo un problema dell’ormai iconica vecchietta da cui non si può pretendere che impari a leggere il Financial Times. L’incompetenza in materia finanziaria investe, invece, anche opinion leader e rappresentanti della politica oltre ovviamente ai webeti tuttologi che hanno inondato i social di commenti superficiali e ironici, quando non offensivi. Uno scambio di ignoranza avvilente, probabilmente sollecitato anche dal modo in cui è avvenuta la comunicazione del sindaco che ricordiamo oggi di mestiere fa il politico e necessariamente deve utilizzare un linguaggio conciso e populista, termine che occorrebbe definitivamente sdoganare dalla sua illetterata accezione. Solo chi conosce da vicino il bilancio del Comune di Napoli con le scarse (eufemismo) risorse a disposizione può capire cosa significhi amministrare una grande città con onestà (e non è poco) e relativa efficienza. Il luogocomunismo cercherei di evitarlo. A ogni modo, ritornando al tema attuale, vediamo innanzitutto cosa non avrebbe voluto dire De Magistris quando ha parlato del Partenope.
UN PO’ DI CHIAREZZA SUL CONIO DI DE MAGISTRIS
Il Partenope non è e non può essere: una moneta di corso legale che può essere emessa, stampata e coniata, solo dalle banche centrali; una moneta virtuale (non è qualcosa di simile ai Bitcoin, ecc); un sistema di baratto (perché il baratto è solitamente immediato e unilaterale, cioè io do qualcosa a te, tu la dai a me: con il Partenope io do qualcosa a te e poi posso comprare 1, 2, 3 altre cose da altre persone, facendo leva sui crediti accumulati). Il Partenope dovrebbe essere una moneta complementare. Si tratta di uno strumento di pagamento parallelo e integrativo della moneta tradizionale, una modalità di transazione tra aziende (inserite in un circuito di corporate barter) con forma di pagamento in merci e servizi che vengono valorizzati attraverso una unità di conto digitale basata sulla equazione 1 Partenope = 1 euro; in altri termini il Corporate barter, di cui abbiamo parlato su queste colonne qualche tempo fa, consente alle aziende che hanno poca liquidità e a cui le banche hanno ridotto o chiuso gli affidamenti di pagare gli acquisti con la vendita dei propri prodotti.
Un sistema di commutazione che ci fa ritornare alle origini. Non perché mancano i beni o i servizi (anzi, ce n’è una quantità eccessiva), ma perché manca la moneta o quantomeno non circola. E se la moneta non gira, non crea mercato. E la produzione, di qualsiasi tipo, implode.
IL CORPORATE BARTER E LE MONETE COMPLEMENTARI
Da qualche anno (Oltreoceano esiste dalla crisi del 1929) si sta sviluppando anche nel nostro Paese (il piu conosciuto è il Sardex) tra la comunità delle aziende, soprattutto piccole e medie imprese, un sistema che non produce liquidità, ma che sicuramente ne fa risparmiare tanta: il Corporate barter, appunto, una compensazione multilaterale tra aziende che avviene tramite network molto conosciuti sul web in cui è previsto lo scambio di beni e servizi attraverso l’uso di monete complementari. L’unico handicap riscontrato sta nella legislazione vigente (in Italia, ovviamente) che limita fortemente una società di barter a dare piena soddisfazione a tutte le richieste di acquisto e vendita di beni e servizi in compensazione multilaterale: tasse (è solo un piccolo passo il baratto amministrativo introdotto con il decreto Sblocca Italia del novembre 2014), utenze e oneri finanziari non sono ancora “barterizzabili”. Guarda un po’! Sono oltre 5 mila le monete complementari oggi in giro e l’incremento degli scambi negli ultimi anni cresce al passo di circa il 20% annuo. Non è proprio una follia quella del sindaco. È il ragionare “diverso” che fa paura a questo Paese.