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Home » News » Banche, perché la vigilanza è inefficace
07/09/2021

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Banche, perché la vigilanza è inefficace

Finché le analisi e le valutazioni degli organi preposti ai controlli si baseranno sui dati forniti dall’istituto controllato non si faranno passi avanti. Le crisi non verranno evitate e a pagare saranno sempre i risparmiatori.

Articolo di Vincenzo Imperatore su Lettera43

Acquaiolo, l’acqua è fresca?…….Più della neve!». Questo tipico proverbio napoletano invita a non chiedere direttamente al mercante se la sua merce è buona. Lo si invita a nozze perché la sua risposta sottolineerà che è di primissima scelta. Un saggio motto che mette in risalto un aspetto: chi si aspetta in risposta una verità spassionata deve porre la domanda a qualcuno che non sia direttamente coinvolto nella questione. Altrimenti, se ne va del suo buon nome o del lavoro che svolge, chi risponde lo fa in difesa dei suoi interessi.
Nulla di nuovo! Avevamo preannunciato la “soluzione Etruria” per Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca (a seguito dei controlli solo formali delle autorità di vigilanza). Oggi vengono svendute per 1 euro e a rimetterci saranno, come sempre finora in caso di dissesto della banche, i risparmiatori che hanno acquistato strumenti rischiosi come azioni e obbligazioni subordinate oppure che hanno disponibilità sui conti correnti superiori ai 100 mila euro.

SE I CONTROLLI NON PREVENGONO LE CRISI. Ma non è questo il caso di fare la solita cronaca post-mortem. Voglio invece ritornare sul tema dei controlli di facciata delle autorità di vigilanza, controlli che servono solo a pulire la coscienza di chi è responsabile della vigilanza. È dal 2004, con gli accordi di Basilea 2 definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, che esiste un Meccanismo di vigilanza unico che prevede l’applicazione di una metodologia e una tempistica comuni a tutte le banche significative dell’area dell’euro. Un buon sistema economico unitario, infatti, dovrebbe avere come caposaldo aiutare le banche in uno sviluppo comune. E, in effetti, questo ruolo esiste, e dovrebbe essere rivestito dalla Vigilanza bancaria della Banca centrale europea che conduce, a cadenze regolari, un’analisi dei rischi cui le banche sono esposte nel loro business per prevenire momenti di crisi e avere piani di risoluzione se questi dovessero verificarsi. Certo, verrebbe da chiedersi però come le varie crisi degli ultimi anni abbiano potuto aver luogo se erano in atto controlli così analitici…

I 4 PARAMETRI DELLO SREP. Secondo il Meccanismo di vigilanza unico (Mvu) i sopralluoghi vengono effettuati dalla Bce e dalle autorità nazionali competenti, cioè gli enti cui spetta la vigilanza in materia di credito e di tutela del risparmio ma che non interferiscono nella politica monetaria come il Cicr (Comitato interministeriale per il credito e il risparmio), il ministero dell’Economia e la Banca d’Italia. Uno dei loro strumenti principali è lo Srep (Supervisory review and evaluation process). Attraverso questo strumento, ogni anno (e ripeto ogni anno) si analizza il profilo di tutte le banche dell’area euro secondo quattro parametri:

1. Modello imprenditoriale: pur adottando una metodologia comune allo scopo di assicurare una vigilanza equa, si considera l’impatto di una banca sul sistema finanziario tenendo conto delle specificità delle “cose che fa” verificando se riguardano un’ampia gamma di attività oppure si concentrano soltanto su alcuni rami di operatività. Alcuni istituti svolgono le tradizionali funzioni di banca commerciale, altri gestiscono le attività di società terze, alcuni sono esposti nei confronti di un settore specifico. Una banca che si concentrasse esclusivamente nel sostegno del settore delle costruzioni, per esempio, con la concessione di finanziamenti eccessivamente generosi ai costruttori, sarebbe altamente vulnerabile a un rallentamento della politica di sviluppo dell’edilizia pubblica, con un conseguente rischio da gestire.

2. Governance: viene analizzata l’affidabilità degli organi di amministrazione che indirizzano l’attività, per capire se la prevenzione dei rischi sia gestita con professionalità e competenze, in modo adeguato.

3. Rischio di capitale: viene verificato se la banca dispone di una rete di protezione adeguata per assorbire eventuali perdite derivanti, per esempio, da attacchi al sistema informatico, da un brusco ribasso dei prezzi petroliferi o dal mancato rimborso dei prestiti nei tempi previsti.

4. Rischio di liquidità: i responsabili della vigilanza verificano la capacità della banca di sopperire a esigenze di liquidità specifiche, soprattutto in fasi di incertezza economica in cui i titolari di depositi potrebbero ritirare somme molto più cospicue del solito.

DATI SEMPRE RASSICURANTI. Sulla base di queste analisi, l’autorità di vigilanza invia una lettera a ciascuna banca in cui si specificano, semmai l’esame evidenzi dei livelli inferiori ai minimi, le misure che dovrà attuare l’anno seguente, compreso un cambio di governance o un aumento di capitale di sicurezza. E qui ci viene in aiuto l’acquafrescaio! Sapete quelle analisi su cosa si basano? Sulle indicazioni fornite dalla banca vigilata! La banca stessa, l’acquafrescaio di turno invia una serie di dati interni alle autorità di vigilanza che, incrociandoli con parametri basati sui dati di bilancio, dichiara poi se quei quattro parametri sono in regola. Ecco un altro motivo per cui, secondo i dati dell’ultimo Srep del dicembre 2016, tutte le maggiori banche italiane verserebbero in un ottimo stato di salute, con un livello di Cet 1 ratio (rapporto tra capitale di maggiore qualità e gli attivi ponderati per il rischio) ampiamente sopra le soglie minime imposte da Francoforte.

IPERNORMAZIONE INUTILE. Il problema dello Srep, così come in tanti altri strumenti di controllo, risiede nel fatto che tali modalità di vigilanza sono, nella maggioranza dei casi, più formali che sostanziali.
L’Italia è il Paese delle “carte a posto”. L’ipernormazione non agevola ma serve solo a individuare le responsabilità una volta che il caso è scoppiato. Ma mi chiedo: una volta che hai individuato il buco, hai licenziato l’amministratore delegato che ha avallato il bilancio della banca, chi risarcisce i risparmiatori danneggiati? Occorrono regole di controllo più semplici e piu professionalità.

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